Il turismo enogastronomico:
un viaggio che ci attraversa anima e corpo

Il turismo enogastronomico è un viaggio che ci attraversa anima e corpo.

È un viaggio all’origine del benessere che ci fa ricongiungere con il senso più profondo dei nostri bisogni, che attraversano identità, salute, piacere, sicurezza. 

Ci nutriamo di cibo, aria e impressioni. Abbiamo l’istinto a conoscere le radici di tutto quello che ci rende noi stessi, passando per il collante del territorio.

Abbiamo necessità, oggi più che mai, di ritrovare il filo che ci connette alla natura, guardare come la terra trasforma in nutrimento la luce, l’aria e la cura dell’uomo. 

Abbiamo necessità, oggi più che mai, di nutrirci di prodotti autentici, di cibi artigianali e dall’origine certa, di rigenerarci trovando l’essenziale in prodotti e contesti che sanno custodire la propria specificità e attraverso quella sanno attraversare la complessità del mondo moderno. 

La voglia di viaggiare non è mai stata così forte, ma la nuova consapevolezza è che per esplorare meglio il mondo si può partire dal conoscere e saggiare a fondo l’ecosistema che ci nutre, respirandolo, guardandolo, gustandolo mentre si trasforma e ci trasforma. Quale viaggio ha una meta più importante? 

L’esploratore del gusto moderno guarda più mappe contemporaneamente: sa che nutrirsi di un territorio significa entrare in simbiosi con la natura, trovare un contatto di reciproco rispetto in cui l’uomo cura ciò che lo cura. 

La tradizione è saggia in questo, lo sapevano i consumatori gourmet di ieri, più legati agli aspetti culturali e al viaggio poetico e polisensoriale, lo sanno le nuove generazioni, che si affidano più alla pragmatica di un senso alla volta, analitico e critico, e preferiscono le informazioni alle storie. 

Nel Rapporto 2023 dell’Associazione italiana turismo enogastronomico, sono raccolti i nuovi desideri e le motivazioni di chi scegli una vacanza, o anche un semplice weekend, dedicati all’origine del gusto e delle pratiche di comunità che sanno di vera cultura: il saper fare contadino che ha ramificato nella modernità.  

Secondo il Rapporto, le persone oggi vogliono sempre più capire cosa mettono nel piatto, e ai percorsi di degustazione, o al recupero dello stile di vita delle realtà rurali, si aggiunge il forte desiderio di conoscere vere e proprie informazioni sul valore nutrizionale del prodotto e i consigli per il benessere psicofisico. 

Da anni i frantoi ricalcano le iniziative nate nel mondo del vino, accogliendo il passaggio dei turisti fra il tempo quasi sospeso che si respira fra gli ulivi e il ritmo ormai tecnologico dei frantoi, che rendono sostenibile la traduzione in cibo dell’energia della pianta, condividendo la passione di un lavoro difficile, che però è l’unico che chi produce olio può voler fare. 

Come per le cantine nel turismo del vino, così per il turismo oleogastronomico è la visita al frantoio: è qui che si rinnova sempre la magia del “ruggio” di olio appena franto che esce dal separatore con tutte le sue fragranze, un’eccellenza che è la ricompensa di tante fatiche.

La voglia di muoversi nei panorami disegnati dagli ulivi, magari in bicicletta, tra le strade bianche della campagna intervallando soste per riprendere i sensi (e un filo d’olio aiuta sempre),  accoglie  il desiderio di benessere, che viene cercato con un ascolto profondo del corpo, sia questo raggiunto attraverso  sessioni di yoga on air, sia invece quello più tradizionale legato al relax in centri benessere che utilizzano le proprietà rigeneranti  del frutto anche per la cosmesi e il fascino delle tenute rurali per cene serali tra cicale e sapori. 

Un concerto dei sensi che porta a un livello di coscienza diverso, scatenando le cosiddette “esperienze di picco” che solo il convergere di bellezza, tradizione, natura, riescono a dare, mentre l’intelletto si auto-censura per alcuni istanti pur mettendo a bagaglio prezioso carburante. 

È per questi motivi e per la voglia di farsi raccontare le storie di chi con il proprio lavoro cura la terra e i suoi frutti, con la pretesa di assaggiarli e testarli con i sensi, che il turismo enogastronomico avrà sempre più spazio nelle esperienze delle persone.