I fattori pedoclimatici più favorevoli alla coltura dell’olivo

L’olivo è una specie di origine tropicale africana che, nel corso di milioni di anni, eventi geologici (innalzamento della catena montuosa centroafricana) e cambiamenti climatici (desertificazione del Sahara), hanno spinto verso fasce meno calde, obbligandola, con il tempo, ad adattarsi al clima dell’ambiente nel quale si è lentamente evoluta ed assestata: la fascia meridionale ed orientale del Mar Mediterraneo, dall’Anatolia fino al Caucaso, entrando solo recentemente in Europa, circa 10/12.000 anni fa). Attualmente la sua coltivazione si estende tra i 30 ed i 45 gradi di latitudine nord.

E’ una specie rustica, con piante in grado di sopravvivere in condizioni difficili di suolo, adattandosi a terreni calcarei, poveri, anche pietrosi e siccitosi, resistendo a temperature che vanno da -10 a +50 °C.

L’areale climatico ideale per l’olivo coltivato è caratterizzato da un periodo estivo caldo e soleggiato ed un periodo invernale piovoso e  freddo ma ove le temperature non scendono mai al disotto dei -10, -11 °C (temperatura letale per le cellule dell’olivo).

Le piogge (variabili secondo le zone da 200 a 1.200 mm/annui) devono essere concentrate nel periodo autunno-invernale; poiché l’olivo è specie anemofila, non sono adatte zone con piogge o elevati livelli di umidità durante il periodo di fioritura (tarda primavera).

In passato, la sua adattabilità e rusticità hanno portato l’olivo in zone marginali, ove le pratiche colturali erano ridotte al minimo, talora solo per consentire la raccolta. Nelle attuali coltivazioni, invece, per produrre regolarmente elevate quantità di frutti sani e ricchi di olio di  buona qualità, risulta tra le piante che maggiormente necessitano, accanto alle adatte condizioni ambientali, di cure e del continuo e accorto intervento dell’uomo per poter ottenere quell’insieme di caratteristiche che rendono un olio extravergine di oliva un prodotto di pregio, gustoso, profumato e salubre.