Ogni volta che assaporiamo un cibo o un buon vino, alleniamo e affiniamo quel modo prezioso di conoscere il mondo, ritornando all’innocenza di un sapere istintivo.
Sono proprio tutti i sensi insieme che ci portano le giuste informazioni per orientarci su cosa è buono per noi e cosa no, su come possiamo nutrirci in maniera consapevole.
È la storia di ogni cibo, quel lavoro di cura che lo ha attraversato, che ci scorre nel palato, che ci arriva alle narici, nutrimento della madre più antica, la terra, ma anche gratificazione di sensi ed intelletto.
E poi tutto arriva alla tavola, luogo di nuovo incontro di sensi e persone, d’interazione e di scambio. Come intorno a un fuoco ancestrale si scambiano storie, confidenze, attivate da un buon sapore che libera fiducia tra i commensali.
Educarci al gusto significa richiamare le nostre competenze sensoriali e dilatarle nell’incontro con la complessità dei sapori.
La sfida è quella di riuscire a rendere accessibile un’esperienza di crescita, con coraggio, senza accontentare livelli d’esperienza resi pigri da gusti standardizzati.
Oggi anche la scienza ci spiega che il piacere è un’emozione che amplia la nostra coscienza, attiva una relazione con ciò che è fuori da noi, ci porta connessioni: ma anche il piacere va esercitato.
Riuscire a far cogliere le tante sfumature di un olio, come di un vino, di un pane fragrante o di una buona ricetta, equivale a far esercitare il cervello, allenando l’esperienza dell’interazione dei sensi, accompagnati ma mai sostituiti dall’immaginazione nel portare informazioni sulla realtà.
Ritornare a provare piacere per qualcosa di sano, riconoscere la consistenza, il profumo e il sapore dei cibi genuini, senza mascheramenti, rappresenta un impegno e un investimento sui giusti equilibri tra uomo e natura.
La tecnologia ci ha aperto grandissime opportunità, ha liberato tempo e ha aperto conoscenza: assaporare l’essenza del mondo è sempre più alla portata di tutti, un viaggio democratico!