Sulla base delle indicazioni arrivate dal mondo produttivo, ISMEA stima per l’Italia una produzione di sole 185.000 tonnellate di olio di oliva (-57% rispetto alla scorsa campagna olearia), una delle peggiori annate di sempre.
A pesare sul risultato complessivo è soprattutto la situazione del mezzogiorno da dove arriva oltre l’80% della produzione totale nazionale.
A condizionare pesantemente la produzione sono state, oltre alla naturale alternanza delle annate di “carica” e “scarica”, le gelate di fine febbraio 2017, che hanno colpito una vasta area olivicola del nord della Puglia e i ripetuti attacchi di mosca olearia, favoriti dal clima caldo umido dei mesi di settembre e ottobre.
ISMEA rileva inoltre che negli ultimi sei anni, per la terza volta, le tradizionali annate di “scarica” si presentano con flessioni produttive la cui intensità supera l’abituale fisiologica alternanza.
Sul fronte dei prezzi il pesante calo produttivo si è tradotto in un generale rialzo delle quotazioni: nel corso dell’ultimo listino la quotazione media della Borsa Merci di Bari per l’olio extra vergine di oliva con acidità inferiore allo 0,4% è stata pari ad € 6,15.
Citiamo di seguito la pubblicazione ISMEA
Una delle peggiori annate di sempre per l’olivicoltura nazionale, con una produzione di olio di oliva più che dimezzata rispetto al 2017( -57%). È quanto emerge dalle ultime elaborazioni ISMEA sulla base dei dichiarativi di dicembre, che collocano la produzione di olio di oliva del 2018 a 185 mila tonnellate, in ulteriore ribasso rispetto alle stime – già poco ottimistiche – presentate a ottobre, a frantoi ancora chiusi. In particolare, sono state le Regioni del Mezzogiorno ad accusare le perdite maggiori, con la Puglia, che da sola rappresenta circa la metà della produzione nazionale, colpita da una flessione stimabile attorno al 65%, a causa delle gelate e dei problemi fitosanitari che hanno colpito gli uliveti. Negli ultimi sei anni – sottolinea l’ISMEA – è già la terza volta che le campagne di “scarica” si presentano con flessioni produttive che vanno oltre la fisiologica alternanza, a causa della frequenza con cui si manifestano eventi meteorologici avversi.