Sono più di 1500 le cultivar che si trovano nel bacino del Mediterraneo
Con l’estendersi della coltivazione dell’olivo si è avviato, sia spontaneamente sia tramite l’intervento dell’uomo, un lento processo di selezione di quelle varietà di olivo (cultivar) che meglio si adattavano alle differenti condizioni di suolo e di clima (terroir). Si è così creato nel tempo quel patrimonio varietale alla base della ricca biodiversità dell’olivo.
A parte quelle cultivar adatte a coltivazioni “super intensive”, soluzione sempre più diffusa grazie alla spinta meccanizzazione che consente questo modello, la maggior parte mantiene ancora oggi uno stretto legame ad un territorio circoscritto.
In Italia l’area olivetata si estende per 10 gradi di latitudine da nord a sud in ambienti che variano dal clima Mediterraneo freddo della fascia settentrionale al subtropicale delle zone più calde del territorio.
Questa circostanza, oltre al fatto di essere una penisola al centro del Mediterraneo, rende l’Italia il naturale punto di incontro per la più ricca variabilità delle cultivar, sia come nuova introduzione da altre zone del Mediterraneo, sia come possibili selezioni nell’ambito delle popolazioni esistenti.
Non a caso in Italia sono state identificate, descritte e caratterizzate ben 700 varietà di olivo (quasi il 50% del patrimonio genetico mondiale).
Da nord a sud si sono creati ambienti che hanno determinato la selezione delle molte varietà in relazione a fattori non solo ambientali (freddi invernali ed estati siccitose) ma anche alle tradizioni locali e agli interessi commerciali.
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